ATTACCO ALLA CATTEDRALE DI SANTIAGO DEL CILE DA PARTE DI UN GRUPPO DI ANARCHICI A FAVORE DELL'ABORTO
Santiago (Agenzia Fides) – L'arcivescovo di Santiago, Mons. Ricardo Ezzati ha condannato l'attacco che ha subito la Cattedrale di Santiago dai manifestanti pro aborto e ha mostrato la sua costernazione verso coloro che hanno l'obbligo di garantire la sicurezza delle persone.
La nota inviata a Fides dall'arcidiocesi di Santiago, riferisce quanto Mons. Ezzati ha scritto nella lettera presentata alla comunità nazionale sui fatti accaduti nella Cattedrale Metropolitana: “Lamenta l'ingresso violento di un gruppo di anarchici che hanno preso d'assalto il tempio con slogan contro la vita e pro-aborto, l’'intolleranza dei fanatici e la loro irrazionalità violenta è stata una grande offesa a Dio e alla comunità dei credenti in Cristo. Ha lasciato impronte dolorose con le aggressioni e maltrattamenti a diverse persone, e la distruzione e danni al patrimonio artistico e religioso del principale tempio del Paese".
“La Cattedrale Metropolitana è un luogo pubblico, aperto, dichiarato monumento nazionale, dove vengono ogni giorno centinaia di cittadini, ma in questi ultimi tempi sono stati minacciati da bombe e altri attacchi. Ci auguriamo di poter godere nel futuro di una protezione a cui abbiamo diritto".
L'Arcivescovo di Santiago ha anche annunciato che gli avvocati dell'arcidiocesi hanno presentato denuncia in tribunale contro gli autori dell'attentato.
(Fonte: Agenzia Fides, 27/07/2013)
CILE - Intervento del Presidente del Cile su irruzione nella Cattedrale di Santiago del Cile
Santiago (Agenzia Fides) – Il presidente del Cile, Sebastián Piñera, ha condannato l'attacco alla Cattedrale di Santiago che ha avuto luogo Giovedì sera (25 luglio 2013) durante la celebrazione della festa della città, la commemorazione di San Giacomo. "Desidero esprimere la nostra condanna assoluta ed il rifiuto di questi atti, perché significa non rispettare i diritti degli altri", ha detto Piñera.
Giovedì sera, circa 5.000 persone hanno marciato attraverso il centro di Santiago per chiedere "l'aborto libero". Un gruppo di manifestanti è entrato nella Cattedrale Metropolitana, ha interrotto la Messa, provocando il caos, distruggendo una parte della chiesa, imbrattando qualche altare laterale e tentando di incendiare le panche della chiesa.
"Ho parlato con l'arcivescovo di Santiago per esprimere la nostra piena solidarietà e ratificare l'impegno di questo governo a favore della libertà religiosa, della libertà di culto e della tutela della vita del nascituro", ha aggiunto il presidente cileno.
Il sindaco di Santiago, Carolina Toha, ha riferito ai giornalisti che lei "non è credente", ma ha ritenuto che "le persone che erano nella cattedrale in quel momento sono state aggredite in forma gratuita e questo non è accettabile". La Toha era tra coloro che partecipavano alla Messa che celebrava l'arcivescovo metropolita di Santiago, Mons. Ricardo Ezzati, in occasione della festa di San Giacomo, patrono della città.
(Fonte: Agenzia Fides, 27/07/2013)
Workshop “Diagnosi e Terapia dell’Infertilità”
Nell’ambito della XVIII Assemblea Generale dei suoi Membri (23-25 febbraio 2012) la Pontificia Accademia per la Vita ha organizzato un Workshop aperto al pubblico sul tema: “Diagnosi e terapia dell’infertilità”.
Partendo dal presupposto che l’infertilità colpisce sia i paesi industrializzati (15%) sia quelli in via di sviluppo (9-30%) e in considerazione della sofferenza che essa provoca alle coppie, la Pontificia Accademia per la Vita ha proposto agli scienziati di condividere le loro conoscenze nello sforzo di cercare nuove alternative terapeutiche che diano maggiore speranza alle coppie infertili.
I relatori, scelti tra i maggiori esperti internazionali, sono stati spinti ad andare oltre la semplice gestione dei sintomi verso un reale trattamento dell’infertilità. È stato chiesto loro di illustrare le attuali opzioni diagnostiche e terapeutiche di casi reali di infertilità per aprire la strada a soluzioni permanenti.
Il Workshop, che ha avuto luogo il 24 febbraio 2012 nella Città del Vaticano, ha rappresentato un’occasione per offrire i primi risultati di questa iniziativa. Sette specialisti del Gruppo di lavoro hanno presentato dei contributi elaborati dai 16 studiosi di diversa provenienza culturale e scientifica. Le presentazioni hanno illustrato le cause ormonali, mediche e anatomiche dell’infertilità femminile, ma anche i disordini che impediscono la capacità procreativa maschile.
Benedetto XVI all’assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita
Dignità umana e cristiana della procreazione
Al problema dell’infertilità occorre dare risposte rispettose della «dignità umana e cristiana della procreazione», che «non consiste in un “prodotto”, ma nel suo legame con l’atto coniugale, espressione dell’amore dei coniugi». Lo ha ricordato il Papa ai partecipanti alla diciottesima assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita, ricevuti in udienza sabato mattina, 25 febbraio, nella Sala Clementina.
Esprimendo incoraggiamento per il lavoro svolto durante l’incontro — incentrato sul tema «Diagnosi e terapia dell’infertilità» — il Pontefice ha sottolineato la necessità di «considerare attentamente la dimensione morale» della questione, per rispondere al «desiderio non solo di donare un figlio alla coppia, ma di restituire agli sposi la loro fertilità e tutta la dignità di essere responsabili delle proprie scelte procreative». In ogni caso, per Benedetto XVI va salvaguardata «l’umanità integrale dei soggetti coinvolti»: l’unione di un uomo e una donna «in quella comunità di amore e di vita che è il matrimonio — ha puntualizzato al riguardo — costituisce l’unico “luogo” degno per la chiamata all’esistenza di un nuovo essere umano».
Anche se l’infertilità non significa frustrazione della vocazione matrimoniale, le aspirazioni genitoriali di una coppia infertile sono da considerarsi certamente «legittime». E «devono pertanto trovare, con l’aiuto della scienza, una risposta che rispetti pienamente la loro dignità di persone e di sposi». Da qui il monito del Papa contro «lo «scientismo e la logica del profitto» che «sembrano oggi dominare il campo dell’infertilità e della procreazione umana, giungendo a limitare anche molte altre aree di ricerca».
La strada indicata dal Pontefice è quella di «una scienza intellettualmente onesta», consapevole dei propri limiti ma «affascinata dalla ricerca continua del bene dell’uomo». Una scienza che non ceda alla tentazione «di trattare il bene delle persone riducendolo a un mero problema tecnico»: l’indifferenza nei confronti del vero e del bene, secondo il Papa, rappresenta infatti «una pericolosa minaccia per un autentico progresso scientifico».
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Intervista al presidente della P.A.V.
S.E. Mons. Ignacio Carrasco de Paula
1. Come mai la Pontificia Accademia per la Vita organizza il workshop sull’infertilità?
I motivi sono fondamentalmente due. Da una parte, contribuire ad arginare l’aumento continuo dell’infertilità, cioè dell’incapacità di procreare un figlio che rende irrealizzabile il giusto desiderio di paternità / maternità per troppe coppie, con la conseguente delusione, frustrazione e persino disperazione, acuite, a volte, da un inutile senso di colpa. Dall’altra, informare sui più recenti sviluppi nella prevenzione e nel trattamento di questa patologia e sulla idoneità – sia in termini di efficacia che di costi – degli interventi genuinamente terapeutici rispetto alle procedure della cosiddetta fecondazione o riproduzione artificiale. A questo proposito mi sembra opportuno ribadire che il tema di questo workshop non è la considerazione etica della fecondazione artificiale - questo è un argomento diverso. Il nostro tema è rigorosamente medico e scientifico: la ricerca e divulgazione di modalità efficaci ma poco conosciute della diagnosi e della terapia dell'infertilità - per dare maggiore speranza alle coppie infertili.
2. In che contesto si colloca il workshop – fa parte di altre iniziative dell’Accademia?
Finalità dell’Accademia è di offrire un contributo scientifico e culturale positivo alle questioni relative alla vita umana, sia quelle che oggi destano delle preoccupazioni, sia quelle che sollevano attese di speranza per il futuro. Si collocano in questa prospettiva anche gli altri lavori che oramai stiamo concludendo: uno studio sul “trauma post-aborto”, che ci auguriamo possa costituire un contributo per quanti sono impegnati nell’assistenza e nell’accompagnamento di persone che hanno vissuto questa terribile esperienza e uno studio sulle “banche del cordone ombelicale”, che è stato avviato soprattutto con lo scopo di chiarire le reali possibilità di utilizzo delle cellule staminali cordonali e definire quelle che possono dirsi ragionevoli prospettive terapeutiche e quelle che, al momento, costituiscono speranze illusorie.
3. Chi sono gli specialisti che interverranno al workshop?
L’Accademia studia le diverse questioni nel rispetto del più rigoroso metodo scientifico. Questo richiede che gli esperti convocati vengano scelti tra gli specialisti più qualificati nel loro ambito, che abbiano dato prova, attraverso il loro lavoro e le pubblicazioni, di oggettività di metodo e onestà intellettuale. Al workshop parteciperanno pertanto specialisti provenienti da diversi Paesi e che sono stati scelti secondo questi criteri.
4. Quali novità potrebbe apportare il workshop, ci saranno cose non conosciute?
Probabilmente le principali novità saranno a livello di opinione pubblica, dove speriamo di riportare un po’ di equilibrio nell’informazione che ordinariamente viene diffusa sulle possibilità di approccio al problema dell’infertilità di coppia. Dal punto di vista strettamente scientifico, ci sembrerebbe già un risultato lusinghiero se vi fosse una maggiore presa di coscienza della possibilità di risolvere alcuni problemi di infertilità senza uscire dall’alveo della medicina Ippocratica.
5. Gli interventi presentati al workshop saranno anche pubblicati?
Uno dei nostri obiettivi è di condividere i risultati del lavoro svolto con la comunità scientifica a livello mondiale, ma anche di favorirne la diffusione tra i non-esperti. Come si è detto, il compito dell’Accademia è duplice: scientifico e culturale.
Più nello specifico, al momento siamo in trattative con una rivista scientifica specializzata, di prestigio internazionale, che probabilmente dedicherà un numero speciale ai lavori del workshop.
6. In che maniera pensate di poter continuare a sviluppare questa iniziativa?
È chiaro che non si avvia una lavoro di questa portata per poi lasciarlo ammuffire in un archivio. Stiamo valutando diversi percorsi. Solo per fare un esempio, è possibile che con l’occasione del workshop si crei un network che favorisca il collegamento tra i diversi centri di ricerca e, soprattutto, promuova lo scambio di giovani ricercatori per arricchire la loro formazione ed esperienza.
Fonte: Sito web PAV
Intervista alla Prof. Angelique GOVERDE,
Department of Reproductive Medicine and Gynecology, University Medical Centre Utrecht, Netherlands.
1. Per quale motivo ha dato la Sua disponibilità a partecipare a questa iniziativa?
Perché vorrei contribuire alla ricerca che definirà una cura ottimale per le coppie che hanno deciso di non avvalersi della fecondazione artificiale. La decisione di queste coppie può essere dovuta a vari motivi: non solo alle proprie convinzioni religiose, ma anche alle condizioni di salute che potrebbero non permettere un trattamento così invasivo. Se riuscissimo a rendere disponibile un’alternativa ottimale a queste coppie potremmo dare loro maggiori possibilità di procreare.
2. Perché pensa sia importante cercare nuove possibilità di trattamento dell'infertilità?
Credo che la motivazione per la ricerca di nuove modalità di trattamento dell’infertilità scaturisca dalla convinzione che dovremmo sempre aspirare ad alternative che ottimizzino i risultati positivi e riducano il più possibile quelli negativi (psicologici, emotivi, economici). L’appagamento che deriva dallo "stato dell’arte" si fonda sempre su idee e successi del passato, ma è anche naturale progredire e cercare di sviluppare nuove idee e strategie. Dal mio punto di vista, l’obbiettivo oggi è il paziente. La domanda che dovremmo porci è: come possiamo aiutare la donna ad avere la più alta possibilità di portare a termine una gravidanza e di avere un bambino sano minimizzando allo stesso tempo gli effetti indesiderati del trattamento?
3. Qual è il contributo del suo intervento a questo workshop?
Insieme al Prof. Lanzone e al Prof. Luciano abbiamo offerto un contributo sui disturbi ormonali femminili dell’infertilità che, secondo i dati di cui disponiamo, colpiscono circa il 20% delle donne. Nel nostro contributo offriamo un panorama completo del sistema ormonale coinvolto nella riproduzione, dalle ovaie alla tiroide, alle ghiandole surrenali. Offriamo anche una guida pratica per l'induzione dell'ovulazione allo scopo di aumentare le probabilità di un parto sano, unico e a termine, minimizzando le complicazioni legate al trattamento ormonale.
Fonte: Sito web PAV
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TRADUZIONE IN ITALIANO DEL TESTO DI UN ARTICOLO SUL TEMA DELL’ABORTO PUBBLICATO IN INGLESE SUL QUOTIDIANO GIAPPONESE YOMIURI SHINBUN
DEL 23 LUGLIO 2011
Un sondaggio ha rivelato che il numero di aborti di embrioni e feti, ritenuti essere stati effettuati dopo la scoperta di anomalie durante gli esami prenatali, si è raddoppiato nel primo decennio del 2000 rispetto al decennio precedente.
La scansione ad ultrasuoni in questi ultimi anni è in grado di rilevare anomalie cromosomiche ed altre anomalie nelle prime fasi della gravidanza, quando gli aborti sono relativamente sicuri.
Secondo l’indagine, condotta dalla Società giapponese di Ostetricia e Ginecologia nel periodo 2000-2009 sono stati abortiti 11.706 embrioni e feti con la motivazione che erano affetti da sindrome di Down, idrope fetale- accumulo anomalo di liquido nell’addome o nel torace- e altre gravi condizioni.
Tale numero è 2,2 volte maggiore dei 5.381 aborti effettuati per tali motivi dal 1990 al 1999.
I risultati del sondaggio sono stati compilati da Fumiki Hirahara, professore della Yokohama City University e direttore del ICBDSR (Stanza di Compensazione Internazionale dell’Università per la Sorveglianza dei Difetti di Nascita e della Ricerca) dell’Università.
L’indagine ha riguardato circa 330 strutture per il parto in Giappone, che gestiscono il 10 per cento delle oltre un milione di consegne l’anno.
I tassi di risposta variano ogni anno - dal 25 al 40 per cento – ma Hirahara ha usato i risultati per calcolare il numero che un tasso di risposta al 100 per cento avrebbe rivelato.
La legge sulla protezione della maternità non permette l’aborto di embrioni e feti a causa di anomalie. Invece, queste anomalie sono generalmente interpretate come condizioni che potrebbero danneggiare le donne in gravidanza.
Hirahara ha detto: “aborti collegati ad anomalie crosomiche sono aumentati in parte perché le donne diventano incinte ad età più avanzata.
I risultati del sondaggio dovevano essere pubblicizzati in una riunione della Società di Teratologia giapponese che si è tenuta a Tokyo.
Il presidente della Società giapponese per la Sindrome Down, Kumio Tamai, ha dichiarato: “Non so come gli aborti sono decisi, ma la scansione ad ultrasuoni sembra essere la tecnica principale utilizzata per determinare se i bambini non ancora nati sono affetti da sindrome di Down”.
Gli esami prenatali sono condotti per rilevare anomalie cromosomiche e genetiche di embrioni e feti. Varie tecniche sono utilizzate, tra l’amniocentesi ed il prelievo dei villi coriali per rilevare anomalie cromosomiche, come la sindrome di Down, e esami del sangue delle donne incinte per determinare la possibilità di anomalie dell’embrione e del feto, oltre alla scansione ad ultrasuoni.
UNA SPIEGAZIONE SUFFICIENTE E’ NECESSARIA
di Akihiko Kano della Redazione
del Quotidiano Yomiuri Shinbun
L’aumento degli aborti sulla base dei risultati degli esami prenatali deriva in parte dal miglioramento della scansione ad ultrasuoni, che rileva anomalie nelle prime fasi della gravidanza.
La maggior parte delle donne incinte si sottopone ad esami prenatali, poiché sono sicuri.
L’amniocentesi, nel frattempo, è piuttosto rischiosa poiché il liquido amniotico viene rimosso dal grembo di una donna incinta, con conseguente aborto spontaneo o parto prematuro nello 0,5 per cento dei casi. Pertanto, solo circa 1,2 per cento delle donne in gravidanza si sottopone a tale procedura.
Recentemente, si è appreso che se la translucenza nucale, che è un rigonfiamento sulla parte posteriore del collo di un embrione o di un feto viene trovata, mediante la scansione ad ultrasuoni, che è al di sopra di un certo spessore, l’embrione o il feto potrebbe soffrire di anomalie cromosomiche, come la sindrome di Down, o una malattia cardiaca.
Tuttavia, in molti casi non ci sono problemi, anche se le translucenze nucali si trovano ad essere piuttosto spesse . Esse a volte si riducono perché gli embrioni ed i feti crescono.
Alle donne incinte dovrebbero essere date spiegazioni dettagliate di queste procedure e dovrebbero ricevere le consultazioni sul patrimonio genetico. Se sentono dai medici che l’embrione o il feto ha un qualche tipo di anomalia e decidono di abortire, è un problema serio.
Molte donne incinte credono erroneamente che la scansione ad ultrasuoni sia condotta in modo che esse possano vedere le facce dei loro bambini prima della loro nascita.
Alcune persone dicono che gli aborti basati su anomalie dell’embrione e del feto sono una questione morale che determina la vita o la morte dei neonati e non devono essere effettuati.
I medici devono dare alle donne incinte informazioni prenatali accurate.
(23 luglio 2011)