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Intervista al presidente della P.A.V.
S.E. Mons. Ignacio Carrasco de Paula
1. Come mai la Pontificia Accademia per la Vita organizza il workshop sull’infertilità?
I motivi sono fondamentalmente due. Da una parte, contribuire ad arginare l’aumento continuo dell’infertilità, cioè dell’incapacità di procreare un figlio che rende irrealizzabile il giusto desiderio di paternità / maternità per troppe coppie, con la conseguente delusione, frustrazione e persino disperazione, acuite, a volte, da un inutile senso di colpa. Dall’altra, informare sui più recenti sviluppi nella prevenzione e nel trattamento di questa patologia e sulla idoneità – sia in termini di efficacia che di costi – degli interventi genuinamente terapeutici rispetto alle procedure della cosiddetta fecondazione o riproduzione artificiale. A questo proposito mi sembra opportuno ribadire che il tema di questo workshop non è la considerazione etica della fecondazione artificiale - questo è un argomento diverso. Il nostro tema è rigorosamente medico e scientifico: la ricerca e divulgazione di modalità efficaci ma poco conosciute della diagnosi e della terapia dell'infertilità - per dare maggiore speranza alle coppie infertili.
2. In che contesto si colloca il workshop – fa parte di altre iniziative dell’Accademia?
Finalità dell’Accademia è di offrire un contributo scientifico e culturale positivo alle questioni relative alla vita umana, sia quelle che oggi destano delle preoccupazioni, sia quelle che sollevano attese di speranza per il futuro. Si collocano in questa prospettiva anche gli altri lavori che oramai stiamo concludendo: uno studio sul “trauma post-aborto”, che ci auguriamo possa costituire un contributo per quanti sono impegnati nell’assistenza e nell’accompagnamento di persone che hanno vissuto questa terribile esperienza e uno studio sulle “banche del cordone ombelicale”, che è stato avviato soprattutto con lo scopo di chiarire le reali possibilità di utilizzo delle cellule staminali cordonali e definire quelle che possono dirsi ragionevoli prospettive terapeutiche e quelle che, al momento, costituiscono speranze illusorie.
3. Chi sono gli specialisti che interverranno al workshop?
L’Accademia studia le diverse questioni nel rispetto del più rigoroso metodo scientifico. Questo richiede che gli esperti convocati vengano scelti tra gli specialisti più qualificati nel loro ambito, che abbiano dato prova, attraverso il loro lavoro e le pubblicazioni, di oggettività di metodo e onestà intellettuale. Al workshop parteciperanno pertanto specialisti provenienti da diversi Paesi e che sono stati scelti secondo questi criteri.
4. Quali novità potrebbe apportare il workshop, ci saranno cose non conosciute?
Probabilmente le principali novità saranno a livello di opinione pubblica, dove speriamo di riportare un po’ di equilibrio nell’informazione che ordinariamente viene diffusa sulle possibilità di approccio al problema dell’infertilità di coppia. Dal punto di vista strettamente scientifico, ci sembrerebbe già un risultato lusinghiero se vi fosse una maggiore presa di coscienza della possibilità di risolvere alcuni problemi di infertilità senza uscire dall’alveo della medicina Ippocratica.
5. Gli interventi presentati al workshop saranno anche pubblicati?
Uno dei nostri obiettivi è di condividere i risultati del lavoro svolto con la comunità scientifica a livello mondiale, ma anche di favorirne la diffusione tra i non-esperti. Come si è detto, il compito dell’Accademia è duplice: scientifico e culturale.
Più nello specifico, al momento siamo in trattative con una rivista scientifica specializzata, di prestigio internazionale, che probabilmente dedicherà un numero speciale ai lavori del workshop.
6. In che maniera pensate di poter continuare a sviluppare questa iniziativa?
È chiaro che non si avvia una lavoro di questa portata per poi lasciarlo ammuffire in un archivio. Stiamo valutando diversi percorsi. Solo per fare un esempio, è possibile che con l’occasione del workshop si crei un network che favorisca il collegamento tra i diversi centri di ricerca e, soprattutto, promuova lo scambio di giovani ricercatori per arricchire la loro formazione ed esperienza.
Fonte: Sito web PAV