Le Riflessioni e gli Interrogativi di Monsieur Pierre
10 settembre 2011
Sulla crisi borsistica
L’andamento delle recenti oscillazioni delle quotazioni in borsa, per effetto diretto della speculazione che alimenta spinte al ribasso del listino basate su valutazioni di diverso tipo (alcune delle quali, diventate prerogativa incontestabile di alcune agenzie, non meriterebbero di essere tenute in eccessiva considerazione, non essendo direttamente correlate allo sviluppo ed alla crescita economica di un Paese o di una zona economica integrata), ha richiamato l’attenzione, in più di una occasione, sulla perdita rilevante di capitalizzazione che ha fatto bruciare in poche ore miliardi di euro. Ci si interroga, pertanto, se la causa della situazione instabile, presente in questi ultimi periodi sui mercati finanziari internazionali, risieda nel solo fattore speculativo oppure anche in qualcosa d’altro, di cui riesce difficile delinearne non solo i contorni ma anche determinarne con esattezza i suoi punti di partenza e di arrivo.
Se dietro i comportamenti dei mercati finanziari internazionali si celasse una regia, questa presupporrebbe delle certezze che eviterebbero a chi è in condizione di orientare l’azione dei mercati di capitali, che la situazione gli potesse sfuggire di mano. Se questa ipotesi di regia non fosse una supposizione ma la realtà ne conseguirebbe un ulteriore interrogativo: “”una tale regia operante sui mercati finanziari non dovrebbe avere un obiettivo prefissato, da perseguire mediante una strategia ad hoc?””. E qui impera il dubbio: è vero o non è vero che esiste questa regia?. L’esistenza del dubbio, fondato o infondato che sia, è positiva perché dovrebbe indurre non pochi a concentrare i loro sforzi nell’individuare, adottare o far adottare adeguati provvedimento virtuosi al fine di garantire la salvaguardia del buon andamento dei mercati finanziari, privilegiando anche in misura concreta e visibile la solidarietà. Finora non è dato di conoscere se la speculazione, sempre presente sui mercati finanziari internazionali, sia fine a se stessa o se sia un mezzo utilizzato nel portare avanti una strategia il cui obiettivo generale è difficile delineare, anche se qualche obiettivo parziale sembrerebbe già individuabile.
E’ sperabile che a scatenare le convulsioni dei mercati finanziari internazionali sia soltanto il fenomeno speculativo, anche se di per sé esso è già molto devastante, soprattutto nel periodo attuale in cui non c’è una crescita sostenuta dell’economia mondiale e neanche correlazione tra i flussi finanziari e la crescita produttiva.
Questo auspicio trova già un supporto positivo nell’avvio del coordinamento di misure messe in atto dai partner comunitari a difesa del mercato finanziario europeo. In questa ottica l’idea che qualche Paese si sganci dall’euro e ritorni alla sua valuta precedente è completamente assurda e foriera di ulteriori e peggiori danni. Occorre, invece, che tale coordinamento venga perfezionato e reso più virtuoso da una sempre più stretta collaborazione nell’interesse di tutti (perché si è tutti su una stessa barca: se un dito sente dolore è tutta la mano che soffre per quel dolore), e dall’introduzione del fattore solidarietà, tuttora carente se non addirittura assente, a causa degli egoismi nazionali che portano a seguire la prassi unilaterale del “business is business” alla quale, purtroppo, quasi spesso, si ispirano le politiche economiche e finanziarie dei singoli Partner europei.
Per concludere non poteva mancare il seguente terzo interrogativo: “” Rebus sic stantibus si può avere oggi la certezza che i mercati finanziari internazionali obbediscano solo a leggi prettamente economiche e di mercato e che non vi siano obiettivi non palesi di altra natura?””.