
21 MAGGIO 2015 ore 17,00
CONFERENZA: "La procreazione umana medicalmente assistita
nell'Ebraismo e nel Cristianesimo”


e nell’Ebraismo”
PONTIFICIA UNIVERSITA’ URBANIANA
Senza una adeguata conoscenza di qualsiasi tema o problema non è possibile tendere alla convergenza.

DIBATTITO
Conferenza sulla “Procreazione Umana Medicalmente Assistita
nel Cristianesimo e nell’Ebraismo”
PONTIFICIA UNIVERSITA’ URBANIANA
Aula 30 giovedì, 21 maggio 2015 ore 17,00
Si riassumono, qui di seguito, i punti salienti del tema della conferenza affrontati nel dibattito.
Per facilitare la comprensione del tema trattato il Prof. Ballesta ha chiarito alcuni concetti relativi alle tecniche omologhe ed eterologhe, intracorporee ed extracorporee.
Quando si parla di inseminazione artificiale in un atto coniugale ci si riferisce ad una tecnica intracorporea, mediante la quale si introduce il seme maschile nel corpo della donna. Quando si parla di inseminazione artificiale non in un atto coniugale, ma in modo artificiale, ad esempio in vitro ci si riferisce alla fecondazione in un luogo che non è il corpo della donna e quindi questa è una tecnica extracorporea.
E’ stato chiarito che nella tecnica omologa i gameti maschili e femminili provengono dalla stessa coppia, dagli sposi.
Nel caso della tecnica eterologa per la fecondazione artificiale si prendono i gameti che non appartengono alla coppia, ma ad altre persone estranee alla coppia stessa, il che crea più problematiche rispetto alla tecnica omologa per il fatto stesso che il terzo è estraneo alla coppia, motivo per cui non esiste alcun vincolo morale e giuridico di procreazione coniugale e non si tiene in alcun conto l’interesse del bambino.
Non si può per il fatto di desiderare un figlio, voler soddisfare questo desiderio a tutti i costi, con qualsiasi mezzo. Non esiste un diritto al figlio, perché non si possono avere diritti sulle persone.
Si ha un diritto sulle cose ma non sulle persone.
Gli sposi non hanno diritto a un figlio, ma hanno diritto a mettere in atto gli atti appropriati per avere un figlio e non di più. Il concepimento deve avvenire in modo naturale per mezzo dell’atto coniugale, ma si può fare ricorso a forme legittime, che consistono, ad esempio, nell’aiutare quell’atto naturalmente compiuto a raggiungere il suo fine. Ad esempio può verificarsi che una coppia abbia il problema che il seme maschile non raggiunga l’utero e rimanga nel condotto vaginale. In questo caso si può intervenire aiutando il gamete maschile a raggiungere l’utero. Ciò avviene all’interno dell’atto coniugale e non sarebbe una inseminazione artificiale, ma soltanto un aiuto all’atto coniugale, naturalmente compiuto, per raggiungere il fine al quale è destinato. Ciò è lecito e può essere fatto.
L’atto coniugale ha una duplice dimensione: unitiva e procreativa. La dimensione unitiva con la quale gli sposi dimostrano il loro amore, mentre quella procreativa è destinata a generare nuova vita. Queste due dimensioni sono inseparabili. Il significato unitivo e procreativo vanno insieme. Quando gli sposi vogliono separare i due aspetti, soddisfacendo la sessualità, ma chiudendo la porta alla vita, essi usano male il loro matrimonio.
C’è un filosofo ateo tedesco che ha avuto un’intuizione. Egli sostiene che nel momento in cui l’uomo la fa da padrone e si appropria della vita della persona, perde quello che fa gola a tutti e che è quella incertezza del nuovo e del quando si è venuti nell’esistenza. Dopo un rapporto coniugale la fecondazione avviene nel corpo della donna in un modo inconsapevole sia per l’uomo e sia per la donna e cade in un ambito di incertezza, ma la procreazione accade in modo spontaneo ed indeterminato.
Tutti noi siamo venuti nell’esistenza in modo del tutto inconsapevole in un ambito di incertezza, nessuno ci ha fatti nel momento che siamo venuti alla luce, siamo uguali perché alla nostra origine c’è questa incertezza, ma con la fecondazione stiamo frantumando il principio di uguaglianza fra di noi.
Da una persona del pubblico è stato posto il seguente problema: “ho sentito dire che chi va all’estero in Paesi come Spagna o Russia, oppure in altri Paesi per sottoporsi a tecniche di fecondazione eterologa lo possa fare se ha le risorse finanziarie, senza preoccuparsi se ciò sia lecito o meno dal punto di vista morale. Trovo che questa sia una situazione ingiusta nei confronti delle coppie che non hanno mezzi finanziari per recarsi all’estero e non possono soddisfare il loro desiderio di avere un figlio. Quando una coppia di comune accordo, al di sopra di tutto e di tutti, ha un grande desiderio di voler avere un figlio non credo che sia totalmente sbagliato che cerchino di soddisfare questo loro desiderio. Quando la donna lo decide arbitrariamente non va bene. Ma nel caso che la coppia lo decida di comune accordo e lo realizza si viene a creare un’ingiustizia nei confronti di un’altra coppia che magari lo desidererebbe con tutto il cuore, ma non ha i mezzi finanziari per farlo. Per questa coppia sarà una sofferenza continua perché veramente hanno un tarlo dentro, perché non possono avere un figliolo. Questo non lo vedo giusto.
Risposta:
Prima di parlare se la coppia possa o no recarsi all’estero a seconda della sua disponibilità monetaria, occorre soffermarsi sul problema delle leggi. Perché questo è il vero problema. Quando c’è una disparità di legislazione tra un Paese e l’altro e le persone, che possono recarsi in un paese in cui è permesso di fare un figlio con la tecnica della fecondazione eterologa, riescono a soddisfare il desiderio di avere un figlio, quelli che non possono farlo devono restare nella loro patria in cui è vietata la tecnica eterologa e sono penalizzati nei confronti di coloro che invece possono recarsi all’estero. Tuttavia le persone che non possono permettersi di recarsi all’estero esercitano una pressione sul proprio governo per ottenere leggi più permissive, incuranti della liceità o meno dal punto di vista morale, con la conseguenza che si crea un circolo vizioso. Quando uno Stato apre una porta con una legge più permissiva, automaticamente mette gli altri Stati della stessa zona in una situazione di pressione da parte dei propri cittadini, in quanto questi cominciano a dire che quelli che hanno possibilità economiche vanno all’estero e con la tecnica eterologa riescono ad avere un figlio, mentre essi non possono soddisfare il loro desiderio di un figlio.
I governi degli Stati nei cui territori non è consentita l’applicazione della tecnica eterologa sono messi sotto pressione da parte dei cittadini che non possono viaggiare all’estero, ai fini di indurli a modificare le loro leggi, per averne altre certamente più permissive. Così facendo viene eliminata la disparità esistente tra quelli che possono recarsi all’estero per accedere alle tecniche eterologhe e gli altri che non possono farlo. Questa è la dinamica. La problematica sul se si possa o non si possa fare la fecondazione eterologa è un altro discorso.
L’esempio non si limita alla sola fecondazione in vitro, pensiamo ad altri temi come l’aborto, l’eutanasia, dove si ripete la stessa dinamica in cui si comincia da un paese che consente l’aborto o l’eutanasia e poi si chiede agli altri paesi di introdurre nella loro legislazione l’aborto o l’eutanasia, attraverso la modifica della legge perché sia consona a quella degli altri.
Domanda:
Le due tecniche omologa o eterologa si applicano entrambe? Indipendentemente dal fatto che la tecnica sia intracorporea o extracorporea, omologa o eterologa si applicano entrambe? Si può fare una tecnica di inseminazione intracorporea omologa o eterologa oppure extracorporea eterologa?
Risposta: Si può fare una tecnica intracorporea omologa o eterologa, e si può fare l’omologa oppure l’eterologa. Ancora si può fare una fecondazione in vitro tecnica intracorporea omologa oppure extracorporea eterologa. Sono due parametri che si combinano.
Per la madre va bene non ci sono problemi con l’eterologa; il padre, invece, potrebbe non sentire il nascituro come suo, potrebbe non sentire di essere il padre di un figlio nato da una tecnica eterologa con il gamete maschile di un terzo estraneo alla coppia.
Questa è una delle tante problematiche che derivano dalla applicazione delle tecniche intracorporee o extracorporee. Sono molte le problematiche derivanti dall’applicazione delle tecniche extracorporee eterologhe.
Quando uno comincia a pensare alle conseguenze derivanti dall’applicazione delle tecniche eterologhe si pone senza fare troppo sforzo ad individuarne le problematiche. La risposta a tali problematiche viene data da quanto vi dirò sul Magistero della Chiesa riguardo a questo tema.
Domanda:
Nelle tecniche eterologhe (fecondazione in vitro) sorge il problema della banca degli embrioni. Che cosa accade quando si fa la fecondazione in vitro?
Risposta:
Per la fecondazione in vitro c’è bisogno dei gameti della donna che sono più difficili da ottenere rispetto a quelli degli uomini. Infatti ai fini dell’applicazione della fecondazione in vitro aspettare un ovulo mensile della donna diventa più difficile poiché quando lo si prende, se la fecondazione con un gamete maschile non riesce si deve aspettare un altro mese per un altro ovulo. Allora cosa si fa? Si introducono degli ormoni nella donna, si stimola di più il suo ovaio per produrre tanti ovociti e dopo si aspetta che siano maturi. Prendere ovuli della donna è questione grossa di tipo medico. Occorre stimolare l’ovulazione al fine di ottenere parecchi ovuli, ciò vuol dire produrre tanti ovociti e perché siano efficaci aspettare che siano maturi. Si fa la fecondazione avendo a disposizione un certo numero di embrioni 5, 6, 7 oppure 8 si guardano quelli che sembrano migliori; forse due o tre non sono idonei per il trasferimento e vengono scartati, ne prendo due o tre perché attacchi uno o forse due o tre ma il resto li conservo perché se questo embrione non va bene posso ripetere senza dover fare tutto di nuovo. Invece di uno solo si ottiene in tal modo un pool di embrioni disponibili per metterli nell’utero della donna. Per conservare quelli non utilizzati cosa si fa? Si mettono in frigorifero. Si congelano. Forse la coppia che con l’eterologa ottiene il figlio dirà di essere contenta e di non volerne di più. Allora gli altri embrioni che rimangono potete immaginare che fanno sviluppare delle problematiche che scattano e che però devono essere risolte.
Domanda:
Il Prof. Ballesta avrebbe piacere di ascoltare i rappresentanti di altre confessioni religiose presenti in sala sul problema della conservazione degli embrioni.
Risposta:
I rappresentanti Ortodossi rumeni al riguardo hanno detto che quando la gente chiede loro quanti embrioni si debbano lasciare congelati, essi hanno risposto che di due o tre embrioni a disposizione uno si inserisce nel corpo della donna per provocare la fecondazione, mentre per gli altri due si aspettano due o tre anni e poi magari vengono messi in provetta. A coloro che hanno fatto in questo modo, essi hanno dato il consiglio di contenere lo sviluppo degli embrioni. Quello degli embrioni congelati è uno stato anomalo; è una ingiustizia. Gli embrioni non dovrebbero essere conservati in frigorifero. Si devono mettere in un luogo adatto perchè continuino il loro sviluppo.
Restando nella problematica degli embrioni il Prof. Ballesta ha rivolto ai presenti la seguente domanda: Sapete che cosa è avvenuto in Spagna quando hanno fatto la legge sull’aborto. E’ stato un decorso costituzionale ed il diritto ha dato la seguente soluzione quasi salomonica: “non si può dire che l’embrione sia una persona, ma neanche che sia una cosa”. Il diritto ha creato una posizione intermedia dell’embrione. Secondo tale opzione l’embrione non sarebbe né una persona né una cosa, ma avrebbe una posizione intermedia tra persone e cose. Il tentativo artificioso di porre uno statuto intermedio è una forma di uscire dal problema, ma in questo caso il problema non è di uscire dal problema, ma di conservare l’embrione. Quest’ultimo non è una persona menomata che ha meno diritti di ogni persona umana. L’embrione è una persona, come ha detto l’On.le. Giurista Carlo Casini con la pubblicazione “Uno di Noi”, e non è una persona che ha meno diritti di ognuno di noi e nemmeno una cosa da buttare via.
Un altro tema è quello che tocca l’adozione dell’embrione, quando non c’è la madre che l’ha generato. Potrebbe una donna in modo generoso, altruista offrirsi di avere una gravidanza che possa far continuare a vivere l’embrione.
La Chiesa si è pronunciata in modo molto prudenziale sulla maternità surrogata: “ non vediamo ancora una soluzione possibile per uscire da questa problematica”.
L’intenzione della donna che si presta ad avere una gravidanza è molto lodevole, molto nobile, molto generosa da parte sua. Ma per il Magistero della Chiesa sembra che sia meglio di no. Che non ci siano embrioni se si vuole fare questo.
Giovanni Paolo Secondo ha detto di fare meno embrioni da conservare, ma che non ci siano più embrioni da buttare via. Perciò se ne devono produrre di meno. La legge 40 ha fatto un tentativo di mettere insieme tutte queste cose, c’è un obbligo di mettere tutti gli embrioni nel corpo della donna e non lasciarne nessuno fuori.
Il divieto della tecnica di fecondazione assistita di tipo eterologa è previsto dalla legge 40. Questa legge prevedendo molti divieti a tecniche di fecondazione assistita extracorporea è stata fatta a pezzi a colpi di sentenze della Corte Costituzionale.
Allo stato attuale la legge 40 è stata smontata.
Testo della relazione del Prof. Francisco Ballesta pervenuta prima della Conferenza.
Tale testo pertanto non tiene conto di qualche aspetto illustrato
dall’autorevole relatore nel corso della Conferenza stessa
Attenzione da parte della Chiesa per tutto quello che tocca l’uomo.
Convegno al Camillianum.- “Fratelli per caso” - Libertà riproduttiva e diritti dei figli.
Credo che la forma di rispondere a queste domande sia meglio darla facendo un pò di storia.
Questioni proposte e risposte del Santo Ufficio:
1) La prima (17-03-1897) fa riferimento alla liceità della masturbazione alla fine di raccogliere seme umano e rendere più agevole la fecondazione della donna. La risposta fu semplicemente: “Non licere” (non è lecito). [AAS 29 (1896/1897) 704].
2) La seconda (2-08-1929) fa riferimento alla possibile liceità della masturbazione per ragioni mediche (raccolta di seme per esame medico...) e la risposta fu negativa. [AAS 21 (1929) 490].
Magistero di Pio XII
1) Discorso al IV Congresso Internazionale dei Medici Cattolici (29/9/1949) (originale in francese) (AAS, 41, 1949, pp. 557-561)
“La pratica di fecondazione artificiale, allorché si tratta dell’uomo, non può essere considerata né esclusivamente e nemmeno principalmente nell’aspetto biologico e medico, lasciando da parte quello della morale e del diritto”. (nº 1)
“La fecondazione artificiale, fuori del matrimonio, deve condannarsi puramente e semplicemente come immorale”.
“Infatti la legge naturale e la legge divina positiva stabiliscono che la procreazione di una nuova vita non può essere che frutto del matrimonio. Solo il matrimonio salvaguarda la dignità degli sposi (principalmente della donna in questo caso), il loro bene personale. Solamente esso provvede al bene e all'educazione dal bambino”.
“Ne consegue che, circa la condanna d’una fecondazione artificiale fuori dell'unione coniugale, nessuna divergenza di opinioni è possibile tra cattolici. Il bambino concepito in quelle condizioni sarebbe, per il fatto stesso, illegittimo”. (nº 2)
“La fecondazione artificiale nel matrimonio, ma prodotta mercé l'elemento attivo di un terzo, è del pari immorale e, come tale, va condannata senza appello”.
“Solo gli sposi hanno diritto reciproco sul loro corpo per generare una nuova vita, diritto esclusivo, non cedibile, inalienabile. E così deve essere, anche in considerazione del bambino. Chiunque dà la vita a un piccolo essere, la natura impone, in forza stessa di tale vincolo, il dovere della sua conservazione ed educazione. Ma tra lo sposo legittimo e il bambino frutto dell'elemento attivo di un terzo (anche se lo sposo fosse consenziente) non esiste alcun vincolo di origine, alcun vincolo morale e giuridico di procreazione coniugale”. (nº3)
“Quanto alla liceità della fecondazione artificiale nel matrimonio, Ci basta, per il momento, di richiamare questi principi di diritto naturale: il semplice fatto che il risultato a cui si mira è raggiunto per tale via, non giustifica l’uso del mezzo stesso; né il desiderio, in sé pienamente legittimo negli sposi di avere un bambino, può bastare a provare la legittimità del ricorso alla fecondazione artificiale, che appagherebbe tale desiderio... D'altra parte, è superfluo osservare che l'elemento attivo non può giammai essere procurato lecitamente medianti atti contro natura”. (nº4)
“Dicendo ciò non si proscrive necessariamente l'uso di taluni mezzi artificiali destinati unicamente sia a facilitare l'atto naturale, sia a procurare il raggiungimento del proprio fine all'atto naturale normalmente compiuto”. (nº4)
2) Discorso al Congresso dell'Unione Italiana d’Ostetriche (29/10/1951) (AAS, 48, 1951, pp. 835-854)
“L'atto coniugale, nella sua struttura naturale, è un'azione personale, una cooperazione simultanea e immediata dei coniugi, la quale, per la stessa natura degli agenti e la proprietà dell'atto, è la espressione del dono reciproco, che, secondo la parola della Scrittura, effettua l'unione in una carne sola. Ciò è molto più dell’unione di due germi, la quale si può effettuare anche artificialmente, vale a dire senza l'azione naturale dei coniugi. L'atto coniugale, ordinato e voluto dalla natura, è una cooperazione personale, alla quale gli sposi, nel contrarre il matrimonio, si scambiano il diritto”.
“Quando perciò, questa prestazione nella sua forma naturale è dall’inizio e durevolmente impossibile, l'oggetto del contratto matrimoniale si trova affetto da un vizio essenziale. È quello che allora abbiamo detto: Non si dimentichi: solo la procreazione di una nuova vita secondo la volontà e il disegno del Creatore porta con sé, in un grado stupendo di perfezione, l’attuazione dei fini intesi. Essa è, al tempo stesso conforme alla natura corporale e spirituale ed alla dignità degli sposi, allo sviluppo normale e felice del bambino” (Cfr. discorso dal 1949)
3) Discorso al II Congresso Mondiale della Fertilità e della Sterilità (19/5/1956) (AAS, 48, 1956, pp. 467-474)
“Il figlio è il frutto dell'unione coniugale alla cui pienezza concorrono le funzioni organiche e le emozioni sensibili che vi sono connesse, l'amore spirituale e disinteressato che le anima; nella unità di questo atto umano, devono essere inserite le condizioni biologiche della generazione. Giammai è permesso di separare questi due diversi aspetti, così da escludere positivamente sia il proposito della creazione, sia il rapporto coniugale”.
“La relazione che unisce il padre e la madre con suo figlio, mette le sue radici nel fatto organico, e più ancora nell'atto deliberato degli sposi, per il quale si donano l'un l'altro, volontà di dono che si sviluppa e trova il suo vero fine nell'essere che essi mettono al mondo. D’altra parte, solo questa consacrazione di sé, generosa nel suo principio ed ardua nella sua realizzazione, per l'accettazione cosciente delle responsabilità che essa comporta, può garantire che l'opera dell'educazione dei figli sia promossa con tutta l'attenzione, l'energia e la pazienza che essa esige. Si può, dunque, affermare che la fecondità umana, affiancata all'aspetto fisico, ha degli aspetti morali essenziali che bisogna considerare anche quando si tratta il problema dal punto di vista medico”.
“La fecondazione artificiale sorpassa i limiti del diritto acquisito dagli sposi in virtù del contratto matrimoniale, vale a dire quello di esercitare pienamente la loro capacità sessuale naturale nel compimento naturale dell’atto matrimoniale. Tale contratto non conferisce ad essi il diritto alla fecondazione artificiale, poiché un tale diritto non è in alcun modo espresso nel diritto all’atto coniugale e non potrebbe esserne dedotto. Tanto meno lo si può far derivare dal diritto alla prole, fine primario del matrimonio. Il contratto matrimoniale non dà questo diritto, perché esso non ha per oggetto la prole, ma gli atti naturali capaci di generare una vita, ed a questo scopo ordinati. Ne segue che la fecondazione artificiale viola la legge naturale ed è contraria al diritto ed alla morale”.
Magistero di Giovanni XXIII
“Dobbiamo proclamare solennemente che la vita umana va trasmessa attraverso la famiglia, fondata sul matrimonio uno e indissolubile, elevato, per i cristiani, alla dignità di sacramento. La trasmissione della vita umana è affidata dalla natura a un atto personale e cosciente e, come tale, soggetto alle sapientissime leggi di Dio: leggi inviolabili e immutabili che vanno riconosciute e osservate. Perciò non si possono usare mezzi e seguire metodi che possono essere leciti nella trasmissione della vita delle piante e degli animali. La vita umana è sacra: fin dal suo affiorare impegna direttamente l’azione creatrice di Dio. Violando le sue leggi, si offende la sua divina maestà, si degrada se stessi e l’umanità e si svigorisce altresì la stessa comunità di cui si è membri” (Mater et Magistra, 180-181) (AAS, 53, 1961, p. 447).
Concilio Vaticano II
"... Gli scienziati, principalmente i biologi, i medici, i sociologi e gli psicologi, possono contribuire molto al bene del matrimonio e della famiglia ed alla pace delle coscienze se si sforzano di chiarire più a fondo, con studi convergenti, le diverse circostanze favorevoli all'onesta ordinazione della procreazione umana..." (GS, 52).
Magistero di Paolo VI
L'enciclica Humanae Vitae (1968) mostra una continuità col Magistero anteriore approfondendo i significati inseparabili dell'atto coniugale.
La Dichiarazione Persona Umana, su alcune questioni di etica sessuale (29-XII-1975).
Poco prima della morte di Paolo VI (6-VIII-78) avvenne la nascita di Louise Brown in Inghilterra (25-VII-78). Dichiarazioni dell’allora Cardinale Albino Luciani, futuro Papa Giovanni Paolo I
1) Di fronte all'entusiasmo generalizzato ed ingenuo della nascita in Inghilterra della prima bimba con fecondazione in vitro il cardinale riflette sul progresso: bello, ma non sempre a profitto dell'uomo. Ma attenzione all’uso che se ne fa.
2) Manifesta alcune paure: non “farà lo scienziato di apprendista stregone che scatena forze poderose senza poterle dominare?; la sete di denaro e la mancanza di scrupoli morali non condurranno alla creazione di un'industria nuova basata sulla fabbricazione di bambini al margine del matrimonio, col quale (con quali rischi veri per la famiglia e per l’intera società) rischierebbero la famiglia e l'intera società?”.
3) Davanti al fatto concreto della nascita di Louise Brown, manifesta il suo cordiale augurio alla bambina ed ai suoi genitori, lasciando il giudizio morale soggettivo dipendente dalla loro intenzione e buona fede.
4) Considerando il fatto obiettivo, ricorda gli insegnamenti di Pio XII e segnala: "Io non trovo argomenti validi per allontanarmi da questa norma (di Pio XII), dichiarando illecito separare la trasmissione della vita dall'atto coniugale."
Magistero di Giovanni Paolo II / Situazione a livello legale e reazioni delle Conferenze Episcopali
Il primo documento monografico e sistematico sul tema sarebbe la “Donum vitae” Istruzione sul rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione del 22 febbraio 1987, approvata dal Papa Giovanni Paolo II e che porta la firma dell’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede: Card. Ratzinger.
INTRODUZIONE
La ricerca biomedica e l’insegnamento della Chiesa./ La scienza e la tecnica al servizio della persona umana. / Antropologia e interventi in campo biomedico. / Criteri fondamentali per un giudizio morale. / Insegnamento del magistero.
PARTE I IL RISPETTO DEGLI EMBRIONI UMANI
Quale rispetto è dovuto all’embrione umano, tenuto conto della sua natura e della sua identità? / La diagnosi prenatale è moralmente lecita? / Gli interventi terapeutici sull’embrione umano sono leciti? / Come valutare moralmente la ricerca e la sperimentazione sugli embrioni e sui feti umani? / Come valutare moralmente l’uso a scopo di ricerca degli embrioni ottenuti mediante la fecondazione in vitro? / Quale giudizio dare sugli altri procedimenti di manipolazione degli embrioni connessi con le “tecniche di riproduzione umana?
PARTE II INTERVENTI SULLA PROCREAZIONE UMANA
Fecondazione artificiale eterologa: Perché la procreazione umana deve aver luogo nel matrimonio. La fecondazione artificiale eterologa è conforme alla dignità degli sposi e alla verità del matrimonio? La maternità “sostitutiva” è moralmente lecita?
Fecondazione artificiale omologa: Quale legame è richiesto dal punto di vista morale tra procreazione e atto coniugale? La fecondazione omologa in vitro è moralmente lecita? Come valutare dal punto di vista morale l’inseminazione artificiale omologa? Quale criterio morale proporre circa l’intervento del medico nella procreazione umana? La sofferenza per la sterilità coniugale.
PARTE III MORALE E LEGGE CIVILE
Valori e obblighi morali che la legislazione civile deve rispettare e sancire in questa materia.
CONCLUSIONE
NOTE
Istruzione “Dignitas persone” del 20 giugno 2008, approvata da Benedetto XVI e che
porta la firma dell’allora prefetto Card. Levada.
INTRODUZIONE (1-3)
Il valore della Donum vitae. / I motivi per la nuova istruzione (le nuove tecnologie biomediche che provocano nuovi interrogativi, chiarire temi giá trattati). / Il variegato panorama filosofico e scientifico attuale. / Atteggiamenti della Chiesa di fronte alla scienza.
PARTE I
ASPETTI ANTROPOLOGICI, TEOLOGICI ED ETICI DELLA VITA E DELLA PROCREAZIONE UMANA (4-10)
I due principi fondamentali: L’essere umano va rispettato e trattato come persona fin dal suo concepimento (4-5). Una procreazione veramente responsabile nei confronti del nascituro deve essere il frutto del matrimonio (6),
Fede e dignità umana: Ciò che è umano non solamente è accolto e rispettato dalla fede, ma da essa è anche purificato, innalzato e perfezionato (7-8)
Fede e vita matrimoniale: Dio, che è amore e vita, ha inscritto nell’uomo e nella donna la vocazione a una partecipazione speciale al suo mistero di comunione personale e alla sua opera di Creatore e di Padre (9)
Magistero ecclesiastico e autonomia della scienza: La Chiesa non interviene nell’ambito proprio della scienza medica come tale, ma richiama tutti gli interessati alla responsabilità etica e sociale del loro operato. Ricorda loro che il valore etico della scienza biomedica si misura con il riferimento sia al rispetto incondizionato dovuto ad ogni essere umano, in tutti i momenti della sua esistenza, sia alla tutela della specificità degli atti personali che trasmettono la vita (10)
PARTE II
NUOVI PROBLEMI RIGUARDANTI LA PROCREAZIONE (11-23)
Le tecniche di aiuto alla fertilità (12-13) / Fecondazione in vitro ed eliminazione volontaria di embrioni (14-16) / L’Intra Cytoplasmic Sperm Injection (ICSI) (17) / Il congelamento di embrioni (18-19) / Il congelamento di ovociti (20) / La riduzione embrionale (21) / La diagnosi pre-impiantatoria (22) / Nuove forme di intercezione e contragestazione (23)
PARTE III
NUOVE PROPOSTE TERAPEUTICHE CHE COMPORTANO LA MANIPOLAZIONE DELL’EMBRIONE O DEL PATRIMONIO GENETICO UMANO (24-35)
La terapia genica (25-27) / La clonazione umana (28-30) / L’uso terapeutico delle cellule staminali (31-32) / Tentativi di ibridazione (33) / L’uso di materiale biologico umano di origine illecita (34-35)
CONCLUSIONE (36-37)
I divieti sono necessari per custodire l’autentico bene morale (36) / Dietro ogni “no” rifulge, nella fatica del discernimento tra il bene e il male, un grande “sì” al riconoscimento della dignità e del valore inalienabile di ogni singolo ed irripetibile essere umano chiamato all’esistenza (37)
Rispondendo alle domande:
Come sono viste nella Chiesa Cattolica le tecniche di procreazione assistita?
Possiamo dire che sono benvenute le cose che rispettino il doppio significato dell’atto coniugale e la dignità dell’embrione.
Ci sarebbero delle differenze nella considerazione delle tecniche intracorporee ed extracorporee?
Alle problematiche collegate al rispetto dell’atto coniugale, proprie delle tecniche intracorporee, si aggiungono i rischi derivanti per gli embrioni in tutte quelle tecniche extracorporee.
Ci sarebbero delle differenze nella considerazione delle tecniche a seconda della provenienza dei gameti (tecniche omologhe ed eterologhe)?
Ai problemi elencati prima, a seconda del tipo di tecniche (intra o extracorporee), quando qualche gamete proviene da un donatore, si aggiungono per il bimbo più problemi dal punto di vista familiare e psicologico.



Rabbino Capo di Roma
La posizione ebraica sulla fecondazione assistita
In generale la mancanza di una autorità centrale nell’ebraismo comporta la presenza di opinioni differenti anche su temi molto delicati eticamente. Si possono comunque in ogni caso identificare linee di tendenziali di consenso allargato. Sul tema della fecondazione assistita e sulle numerose tecniche di inseminazione le questioni si complicano con problematiche ebraiche specifiche. Non c’è infatti solo un problema di cosa fare prima della fecondazione, ma anche un problema del ‘dopo’ la fecondazione: esiste cioè non solo il problema di decidere se la procedura è eticamente lecita, ma anche di stabilire, una volta che la procedura sia stata fatta, chi sono i genitori. Per una serie numerosa di regole ebraiche (i doveri reciproci genitori-figli, il diritto ereditario, il nome che una persona porta, i doveri specifici dei cohanìm, i sacerdoti, -che sono tali per discendenza diretta da Aharon, il fratello di Mosè-, la proibizione dell’incesto, il divieto dell’adulterio) è assolutamente necessario sapere chi è colui che nasce da una fecondazione assistita.
La maggioranza delle autorità rabbiniche consente il ricorso alla fecondazione assistita quando esistono problemi altrimenti insolubili di sterilità della coppia. Questo però deve avvenire con delle garanzie assolute: per esempio il controllo che nella procedura non intervengano elementi esterni alla coppia. Deve essere il seme del marito e l’ovulo della moglie.
Un’altra indicazione importante che sta emergendo negli ultimi tempi è la possibilità di ricorrere alla fecondazione assistita non solo in casi di sterilità ma anche dove esistano problemi di gravi malattie ereditarie di cui entrambi i genitori possono essere portatori. Quando esiste un problema del genere la fecondazione assistita può essere una soluzione, ma questo solo in casi accuratamente selezionati.
La fecondazione eterologa
L’ipotesi di fecondazione eterologa, ovvero con il gamete di un donatore esterno, per principio viene considerata una tecnica eticamente non ottimale. Al maschile questo non è sufficiente a far considerare la fecondazione con il seme di un altro uomo come un adulterio vero e proprio. Cosa è infatti ciò che definisce l’adulterio? Il rapporto sessuale o il seme che feconda l’ovulo? La creatura che nasce da una inseminazione eterologa sarà considerata con i rigori del mamzer (impropriamente tradotto come “bastardo”), oppure no? Abbiamo su questo argomento fonti classiche molto particolari che citano casi di gravidanze realizzatesi senza rapporti sessuali (ad esempio il caso di Ben Sirà) che in generale orienterebbero a dire che ciò che definisce l’adulterio in termini rigorosi è il rapporto sessuale e non il semplice passaggio del liquido seminale nell’utero, anche se non appartiene a quello del marito.
La maggioranza delle autorità rabbiniche non consente però la fecondazione eterologa perché, anche se tecnicamente non si può configurare come un adulterio, in realtà è una procedura che interviene in maniera decisiva a spezzare in qualche modo l’unità fisica e quella morale e spirituale della coppia, introducendovi un elemento esterno. Anche tutte le problematiche psicologiche che ne possono derivare e che riguardano il donatore, la donatrice, i genitori e il prodotto di questa procedura sono importanti e vanno rispettate. Per questo motivo l’orientamento generale è di dire no. Problemi analoghi si pongono al femminile per la donazione di ovuli.
La selezione degli embrioni
Il popolo ebraico si trova in una situazione molto difficile perché esistono gruppi familiari portatori di gravi malattie ereditarie. Quando esistono coppie in cui i genitori sono portatori di gravi malattie genetiche può essere che l’unico o preferibile modo per consentire loro di procreare un bambino sano sia quello della selezione extracorporea di embrioni fecondati, anche se il termine embrione non è preciso, si sta parlando di morula-blastocisti. In questi casi la legge ebraica consente la selezione e l’impianto dei soli embrioni considerati sani.
Questo tipo di autorizzazione si riferisce solo a questi casi particolari. Non si estende assolutamente ad altri tipi di selezione eugenetica, se si vuole un figlio maschio, se si vuole una figlia femmina, con i capelli rossi o con i capelli neri. Tutti questi discorsi sono assolutamente esclusi, è valido soltanto il problema delle malattie ereditarie.
L’età della madre
Su questo attualmente c’è una riflessione, non ci sono opinioni decisive anche perché gli esempi biblici sono strani ma non vincolanti. Oltre all’esempio di Sara (novantenne al momento del concepimento) c’è anche la madre di Mosè: la tradizione dice che era molto anziana quando lo partorì. Come dire…che non ci sono limiti alla provvidenza divina. Oggi diciamo che la mentalità, il modo di pensare attuale tenderebbe a considerare negativamente questa possibilità, ma di fronte a questi esempi biblici una risposta decisiva non c’è ancora.
Embrioni soprannumerari
Non c’è un limite al numero di embrioni da produrre e da impiantare. I criteri che guidano la scelta sono: evitare il disagio la sofferenza dei genitori e della donna in particolare, adottare le tecniche che garantiscano il miglior successo, evitare gravidanze soprannumerarie con le conseguenti tematiche (eliminazione di feti ecc.)
Gli embrioni congelati e la sperimentazione scientifica
Gli “embrioni” in eccesso possono essere congelati. In linea di massima se un “embrione” – ma si parla di fasi iniziali di sviluppo, ben al di sotto dei 40 giorni dal momento della fecondazione – è in vitro, cioè fuori dal corpo umano e non può essere utilizzato per l’impianto nel grembo materno, si può utilizzare questo embrione soprannumerario e ormai, inutile dal punto di vista della fecondazione inutile, per scopi di ricerca scientifica. Il bilancio è tra il valore giuridico di questo embrione non più utile da una parte e le possibilità enormi della ricerca scientifica in campo medico e le conseguenti prospettive di guarigione dall’altra. Fatto questo bilancio in genere si conclude positivamente, autorizzando la ricerca sulle linee cellulari che provengono da questo tipo di embrioni. Ma non è consentito creare appositamente embrioni a scopo di ricerca, ed è preferibile investire su alternative di ricerca, e comunque operare sempre sotto controllo bioetico, con aggiornamenti e verifiche. Così come è consentito utilizzare per la ricerca le cellule embrionali ottenute da feti abortiti all’inizio della gravidanza; non autorizzando l’aborto, ma se l’aborto c’è stato si possono utilizzare questo tipo di cellule.
I diritti dell’embrione
La legge ebraica prevalentemente non parla di diritti ma di doveri. Non c’è il diritto alla proprietà ma c’è il divieto del furto, non c’è il diritto alla vita ma c’è il divieto di uccidere. Quella che in termini giuridici moderni viene chiamata “capacità giuridica” di un essere umano secondo la legge ebraica viene acquisita solo al momento della nascita. Non vuol dire però che prima della nascita non si abbiano doveri nei confronti del concepito. Ma sono doveri inferiori rispetto a quelli dell’essere umano venuto alla luce del sole. L’obbligo di tutela e rispetto è ancora inferiore per le morule e le blastocisti, che sono potenzialmente degli esseri viventi, ma soltanto molto potenzialmente.
Ci sono due condizioni che associate insieme riducono i diritti: la fase di crescita, inferiore a 40 giorni, e soprattutto il fatto che tutto il processo di fecondazione assistita si svolge al di fuori del corpo umano. Se fosse un embrione o un preembrione all’interno del corpo umano avrebbe ben altri diritti. Nel momento in cui è così precoce e sta fuori del corpo umano la sua protezione giuridica è minima.
La legge ebraica rispetta la vita fin dalle origini, anche dalla fase del liquido seminale, ma il livello di rispetto varia a seconda delle circostanze e del tempo. Il pieno rispetto si acquisisce nel momento della nascita. E’ a quel punto che si ha vita per vita; prima non è vita completa, è in potenza.